Con questo post inizio la serie annunciata ieri, dedicata agli Arcani maggiori, in cui racconterò le scelte che stanno alla base dei miei disegni e ciò che, simbolicamente, li attraversa.
Ho deciso di non seguire l’ordine che gli Arcani hanno del mazzo, ma di affidarmi al caso ed estrarre di volta in volta una carta, come si trattasse di una lettura. E sono particolarmente felice del fatto che la prima carta sia quella de La Forza, che sento come un incoraggiamento a percorrere questo cammino.

Come nel Tarocco di Marsiglia – il mio punto di riferimento è l’edizione, frutto del lavoro di ricerca svolto da Philippe Camoin insieme ad Alejandro Jodorowsky – ho scelto di raffigurare in questa carta una donna giovane, accompagnata da un leone. Ho mantenuto il particolare del cappello con la tesa a forma di infinito, e ho conservato alcune caratteristiche visive, come il pattern piumato della falda, che ho esteso anche all’altra parte del cappello, e la presenza dei raggi sulla sommità, che però si sono ammorbiditi, e che possono essere visti anche come dei petali. Il motivo piumato torna anche nel corpetto dell’abito, per me un segno di protezione: le piume sono forse quelle di un angelo che protegge?
Le differenze più importanti riguardano invece la posizione e la relazione tra le due figure. La Forza, diversamente da quanto accade nel Tarocco di Marsiglia, è in posizione frontale, ci guarda negli occhi. Questa scelta, che torna in (quasi) tutte le mie carte, nasce dal desiderio di stabilire un legame diretto tra l’Arcano e l’osservatore. Gli Arcani maggiori, per me, sono infatti degli specchi in cui riflettersi.
Anche il leone guarda il lettore, e non appare particolarmente socievole. L’ho immaginato nell’atto di proteggere la donna che accompagna. Dal canto suo la Forza non doma il leone, non gioca con lui; poggia semplicemente una mano sopra la sua testa, un gesto che può essere interpretato come riconoscimento, affetto, consolazione. Se c’è stato un processo di addomesticamento questo è ormai compiuto e le due figure sono alleate, complici.
Non c’è lotta tra dimensione umana e dimensione animale, esse sono in sintonia, e le ho volute porre in un ambiente in cui l’elemento naturale fosse evidente e chiaramente incolto. La Forza, nella sua dimensione istintiva, affettiva, intellettuale e spirituale si manifesta quindi immersa nella materia e si muove in essa, senza pretendere sempre di avere il controllo, ma sapendo di poter confidare in se stessa.
Forse, in fondo, la vera forza è proprio questo: una fiducia silenziosa, radicata e viva come la terra su cui cammina.
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